Articolo tratto da lavocedigenova.it

Inaugurato a Calvari l’Anello di Camposasco, il sentiero regalato al Lascito Cuneo e alla Pro Loco da tre straordinari camminatori, grazie al loro impegno e la loro passione: Giorgio Alluzzi, Beppino Peirano e Tommaso Lavezzi

Riaprono un sentiero e lo donano a tutta la cittadinanza: l’impresa di tre amici

Nel 2020, appena terminato il primo lockdown, tre camminatori, ma anzitutto tre amici, decidono di riaprire un antico sentiero dell’entroterra di Levante. I loro nomi sono Giorgio AlluzziBeppino Peirano e Tommaso Lavezzi, mentre il sentiero in questione è il cosiddetto Anello di Camposasco, nella zona di Calvari.

I tre amici lanciano l’idea, ne parlano con Renato Lagomarsino, fondatore del Lascito Cuneo, e tutto il resto sono sudore, fatica, impegno e tantissima buona volontà per arrivare all’obiettivo che ci si era prefissati: rimettere in funzione, con tanto di segnaletica aggiornata, un’antica via di collegamento delle vallate, attraverso operazioni di pulitura e di ripristino dell’antico, per poi donare il proprio prezioso lavoro allo stesso Lascito Cuneo e alla Pro Loco, che si occuperanno adesso del mantenimento dell’intero percorso.

Nei giorni scorsi, con una bella e partecipata cerimonia che ha raccolto oltre centocinquanta persone, si è svolta l’inaugurazione ufficiale del ‘nuovo’ Anello di Camposasco. “Non ci aspettavamo così tanta partecipazione – racconta Renato Lagomarsino – Erano oltre centocinquanta i camminatori, che si sono trovati all’appuntamento a Calvari-Piancasarile, molti provenienti anche da Genova e dalla Riviera. Tra loro anche il sindaco di LeiviVittorio Centenaro, il ‘gran cancelliere’ dell’associazione ‘A Compagna’Isabella Descalzo, lo studioso rapallese e docente universitario Giovanni Mennella, il coordinatore di ‘Sentieri a Levante’Italo Franceschini, e Claudio Monteverde dell’Osservatorio Raffaelli nonchè rappresentante della Commissione Sentieri della Federazione Italiana Escursionismo Comitato Ligure (F.I.E. Liguria). Monteverde ha supportato i cittadini volontari nell’assegnare il segnavia geometrico (due pallini pieni di colore rosso ) e di spiegargli le regole su come deve essere segnato il sentiero, durante un monitoraggio ed sopralluogo svolto nell’estate 2021.

Suddivisi per necessità logistiche in due gruppi distanziati un quarto d’ora uno dall’altro, con capofila Silvana Lagomarsino e Carlo Alluzzi, i partecipanti hanno affrontato il percorso attenendosi alla regola che era stata consigliata: ‘Camminare per vedere, osservare, scoprire e capire’, in ciò agevolati dalle note illustrative riportate sui pannelli posti nelle varie località, che sono state contrassegnate con i vecchi toponimi pressoché dimenticati, come MaasapelloLandèaCampunàCà GiancheCantin”.

Tutto è stato studiato nei minimi particolari, compresa “la sosta prolungata e ricca di interesse presso i resti dell’antica abbazia di Villa Oneto, con l’illustrazione che ne ha fatto l’architetto Osvaldo Garbarino, che ha dato un tono culturale alla camminata. La successiva pausa nel noccioleto di Cian de Dria per il frugale ristoro offerto dai Cavalieri dell’Asino d’Oro è stata una simpatica occasione di convivialità prima di incamminarsi sulla strada sterrata di Camporotondo, lungo la quale è stato possibile osservare le singolari sculture in legno di Mirco Solari, un artista veramente sui generis che ricava le sue figure da tronchi d’albero usando non lo scalpello e il mazzuolo, bensì una piccola motosega”.

Mentre i tre amici hanno effettuato il lavoro ‘pesante’, Pro Loco e Lascito Cuneo hanno dotato il percorso di opportuna segnaletica e hanno realizzato un dépliant illustrativo per un’adeguata promozione.

“Abbiamo deciso di ripristinare questo sentiero – spiega Giorgio Alluzzi – perché era il percorso storico, che univa le frazioni della parrocchia di Camposasco, vale a dire Pian dei CuneiCian de Dria Villa Oneto. Era la ‘spina dorsale’ che univa le piccole comunità, il sentiero che si percorreva per andare a scuola, alla chiesa per la Messa, il catechismo e le feste. Era il sentiero che percorrevano i nostri avi per raccogliere le castagne e fare legname nei tanti boschi della zona. E quando poi molti castagneti furono trasformati in noccioleti, a quei tempi più redditizi, lo percorrevano, verso sera, con pesanti sacchi pieni di nocciole in spalla, fino agli anni Ottanta del secolo scorso”.

Secondo Alluzzi, “ci è sembrato doveroso far conoscere le strade sulle quali i nostri padri, i nostri nonni, e chissà quante generazioni, hanno faticato e sudato, o le hanno percorse per l’ultima volta. Nel contempo, però, siamo riusciti a offrire, a chi vuole camminare, un piacevole itinerario che ha, specialmente nei ruderi dell’abbazia, anche un importante valore culturale. Proprio per questo lo abbiamo voluto denominare ‘Anello di Camposasco e dell’antica Abbazia’”. Un’altra bellezza del nostro entroterra riscoperta, adesso occorre andare avanti con convinzione, in questo percorso di rivalorizzazione.